Ilva: morto il lavoratore ustionato, e’ di nuovo sos sicurezza

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Morto il lavoratore ustionato – Era stato trasportato d’urgenza la stessa serata di lunedi’ alla rianimazione del Policlinico di Bari, ha lottato contro la morte per quattro giorni, ma alla fine ha ceduto.

Alessandro Morricella non ce l’ha fatta. Il lavoratore Ilva rimasto gravemente ustionato lunedi’ sera all’altoforno 2, e’ morto infatti nel pomeriggio di sabato.

Morricella, 35 anni, sposato e con due figli, era stato investito da una fiammata, mista ad un getto di ghisa ad elevata temperatura, mentre era intento ad effettuare un prelievo per misurare la temperatura della stessa ghisa in fase di colaggio. Aveva riportato ustioni di terzo grado sul 90 per cento del corpo. Non e’ ancora del tutto chiara la dinamica dell’incidente. Forse la fiammata e’ stata causata da un accumulo anomalo di gas all’interno dell’altoforno. La Procura, col sostituto Antonella De Luca, ha aperto un’inchiesta.

Diverse le persone interrogate mentre mercoledi’ lo Spesal, il Servizio Asl che si occupa della sicurezza sul lavoro, ha effettuato un sopralluogo all’altoforno 2, imposto all’Ilva il divieto “di effettuare qualsiasi operazione di prelievo diretto delle temperature ghisa nel pozzino ghisa”, e fissato il termine di 60 giorni per l’attuazione delle prescrizioni di sicurezza. E oggi tante le reazioni che ci sono state alla notizia della morte di Alessandro.

“Con profondo dolore – dichiara l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro – ho appreso la notizia della morte di Alessandro Morricella, il giovane operaio Ilva ustionato dalla fuori uscita di ghisa incandescente lunedi’ scorso, mentre svolgeva il suo dovere all’altoforno 2 dello stabilimento”.

Riferendosi alla messa celebrata ieri, nel cimitero di Talsano, in memoria delle vittime del lavoro (il 12 giugno 2003 all’Ilva si verifico’ infatti un altro grave incidente, due giovani operai morirono travolti dal crollo di una gru), l’arcivescovo evidenzia di aver “ricordato Alessandro nella preghiera, nella speranza che Dio gli facesse vincere la battaglia piu’ importante. Purtroppo – sottolinea Santoro – non e’ stato cosi’. Stringo paternamente a me la moglie e le due figlie, di 6 e 2 anni”. “Il nostro compito a tutti i livelli – aggiunge l’arcivescovo – e’ quello di difendere la vita, il diritto dei diritti. Chiediamo al Signore di illuminare in particolare le autorita’ competenti, perche’ questi fatti che ci lasciano smarriti ed addolorati, non accadano piu’. Non si puo’ morire mentre si lavora. Non e’ giusto. Non e’ tollerabile”. “Mi unisco a quanti in queste ore piangono la drammatica scomparsa di Alessandro – dichiara il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova -. Il Governo e’ impegnato perche’ tragedie di questa natura non debbano ripetersi ne all’Ilva, come in nessuna altra fabbrica italiana.

Un impegno che ribadiamo fortemente anche in questo tristissimo momento”. “Ancora una volta piangiamo la morte di un nostro concittadino lavoratore” annunciano il sindaco, la giunta e il Consiglio comunale di Martina Franca, citta’ dove Morricella viveva. “Una morte sul lavoro – si legge nella nota del Comune di Martina – apre un dolore grande, il piu’ grande. E’ una ferita profondissima che si apre per la consorte e per i loro due figli, per i parenti, per gli amici, per i colleghi di lavoro e per la comunita’ tutta”.Per il Comune di Martina, “l’insanabile contraddizione che continua a sussistere tra i diritti, sanciti dalla nostra Costituzione, al lavoro e alla tutela della salute, esplode di nuovo in maniera lacerante.

Queste tragedie, che purtroppo continuano a caratterizzare la storia del lavoro nelle nostre comunita’, devono indurre, definitivamente, a scelte coraggiose e improcrastinabili sull’applicazione delle norme di sicurezza sul posto di lavoro, sui controlli e sugli investimenti che possano garantire ai lavoratori e ai cittadini una vita dignitosa”. “Ci meraviglia – dicono sindaco, giunta e Consiglio comunale di Martina – che l’incidente mortale si sia verificato in una fabbrica che da anni e’ sotto osservazione proprio sulla tutela del diritto alla salute da parte delle istituzioni e delle autorita’ competenti”.

Il Comune di Martina infine annuncia che nel giorno dei funerali di Alessandro Morricella ci sara’ il lutto cittadino. Interviene anche il movimento ambientalista Peacelink, che dice che “Alessandro si era trasformato in una torcia umana. Tutto cio’ e’ avvenuto l’8 giugno in quell’altoforno 2 che doveva essere fermato nel 2012 per ordine della Magistratura assieme a tutta l’area a caldo. Invece l’altoforno 2 ha continuato a produrre grazie ai decreti e alle leggi battezzate “Salva-Ilva” che hanno concesso la facolta’ d’uso a impianti che sono ancora sotto sequestro”.

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