Ilva, attesa a ore la decisione del gip sullo spegnimento dell’altoforno 2
L’Ilva attende nelle prossime ore, molto probabilmente lunedì, il responso del gip, Martino Rosati, sulla convalida o meno del sequestro senza facoltà d’uso dell’altoforno 2, ordinato dalla Procura di Taranto nella scorsa settimana dopo l’incidente costato la vita al 35enne Alessandro Morricella, dipendente del siderurgico. Anche se l’Ilva ha annunciato l’impugnazione del sequestro al Tribunale del riesame, obiettivo dell’azienda è non arrivare a questa fase ma cercare di allentare la stretta dell’autorità giudiziaria ottenendo la facoltà d’uso dell’impianto. Il fine settimana è trascorso attraverso una serie di confronti tra Procura e legali dell’Ilva, i quali hanno depositato le relazioni dei consulenti aziendali: i tecnici della Paul Wurth, specializzata in siderurgia, e Carlo Mapelli, docente del Politecnico di Milano e presidente dell’Associazione italiana di metallurgia. Quattro i punti sui quali insiste l’Ilva: l’incidente mortale (Morricella riportò ustioni di terzo grado sul 90 per cento del corpo) è stato frutto di un’errata manovra umana; le prescrizioni di sicurezza imposte dopo l’incidente dallo Spesal – il Servizio Asl competente ad intervenire sui luoghi di lavoro -, sono state attuate subito e non nell’arco dei 60 giorni concessi; lo stesso Spesal, a seguito del sopralluogo, non ha ordinato il fermo immediato dell’altoforno 2; infine, oltre alle prescrizioni dello Spesal, ci sono ulteriori interventi migliorativi che l’azienda può e vuole fare.
Gli interventi sarebbero di tre tipi: aumento della protezione fisica dei lavoratori che operano sul campo di colata, protezione rispetto a fiammate anomale e fuoriuscita di ghisa ad elevata temperatura ed altro materiale incandescente; trasferimento dall’uomo alle macchine di alcune funzioni operative come il controllo della temperatura della ghisa in fase di colaggio e il prelievo della stessa per verificarne la temperatura; infine, predisposizione di un dispositivo finalizzato a ridurre la diffusione delle polveri e a migliorare l’impatto ambientale. I primi due interventi, si apprende da fonti aziendali, potrebbero essere eseguiti in tempi brevi mentre il terzo, che non è una misura di sicurezza sul lavoro ma anti-inquinamento, richiederebbe un lavoro di circa un anno. Tale dispositivo è già sui piani di colata degli altiforni 5 e 1, entrambi attualmente non operativi perchè sottoposti agli adeguamenti prescritti dall’Autorizzazione integrata.
Infine è certo che qualora l’Ilva, non ottenendo la facoltà d’uso, dovesse effettivamente fermare l’altoforno 2 – e in tal senso i preparativi sono stati avviati -, fermerebbe subito dopo anche l’ultimo altoforno in marcia: il 4. Questo, rimanendo da solo, non può infatti garantire la sicurezza di tutto lo stabilimento. Lo stop dell’altoforno 4 non è più un eventualità. C’è già un cronoprogramma che mette in sequenza la doppia fermata. Sull’altoforno 4 le operazioni comincerebbero prima di metà luglio per concludersi verso fine mese.
Sorgente: Il Sole 24 ORE