Lo specchio crollò e uccise bimbo Hugo Boss paga super sanzione
Una pesante sanzione – un milione e 200 mila sterline, circa un milione e 600 mila euro – per la morte di un bimbo, schiacciato da uno specchio caduto in un camerino per le prove. La griffe condannata al risarcimento è Hugo Boss, il gigante della moda di lusso, multata per le violazioni della sicurezza sui posti di lavoro che, in un negozio direttamente gestito dall’azienda, portarono al crollo di cornici e vetro per un peso di complessivi di 114 chili.
Schiacciato dallo specchio, di fronte al padre
I fatti: 4 giugno 2013. Austen Harrison (questo il nome del piccino) era con i suoi genitori Simon e Irina Harrison al pop-up store di Hugo Boss a Bicester Village, nell’Oxfordshire. Era in un camerino con il padre quando d’improvviso quel massiccio rettangolo si staccò dalla parete, centrandolo alla testa. Fu come una pugnalata. Austin cadde a terra e le sue condizioni apparvero subito gravissime. «Danni irreversibili al cervello» fu poi la prognosi. Austin spirò quattro giorni dopo. Le indagini mostrarono subito le responsabilità del brand nell’accaduto. In aula, in una delle udienze del processo durato circa un anno, il coroner Darren Salter dichiarò: «Quell’incidente? Era in attesa di accadere». Altri accertamenti dimostrarono che Hugo Boss da anni non faceva i dovuti controlli di sicurezza allo store.
I perito: doveva essere agganciato a parete
Successivamente dei periti stabilirono che lo specchio avrebbe dovuto essere meglio fissato a una parete di rinforzo. Non solo. Da quel che è emerso negli atti giudiziari, la pesante cornice non era agganciata a nulla. Ma semplicemente poggiata. Mentre il papà stava provando l’abito da comperare, il piccolo Austin, giocando nel camerino, dette una botta allo specchio. Che gli crollò addosso. Per il giudice che ha firmato la sentenza, Peter Ross, «sarebbe stato evidente a un occhio esperto» che c’era un rischio, tanto che «era stato un miracolo che l’incidente non si fosse verificato prima». Hugo Boss peraltro ha ammesso da subito le sue responsabilità, pagando anche un indennizzo diretto alla famiglia. «Le conseguenze della nostra negligenza sono state terribili» disse un portavoce all’indomani dell’accaduto.
Sorgente: Corriere della Sera