Giornata Mondiale sul lavoro minorile: 168 milioni di piccoli operai, minatori o domestici
Sono almeno 168 milioni i bambini e gli adolescenti nel mondo costretti a lavorare, di cui 85 milioni in lavori altamente rischiosi. L’agricoltura il settore con la più alta presenza di minori – 98 milioni – ma bambine, bambini e adolescenti sono coinvolti anche in attività domestiche, nel lavoro in miniera o nelle fabbriche, spesso in condizioni di estremo pericolo e sfruttamento. L’Africa sub sahariana l’area del mondo con massima incidenza di minori al lavoro. Il lavoro minorile è presente anche in Italia e riguarda almeno 340.000 minori sotto i 16 anni, di cui 28.000 coinvolti in attività molto pericolose per la loro sicurezza, salute e ai limiti dello sfruttamento.
Per questo è urgente l’adozione di un piano nazionale sul lavoro minorile e di contrasto e prevenzione dello sfruttamento lavorativo di bambini e adolescenti nel nostro paese.
Alla vigilia di un anniversario ufficiale – dice Raffaela Milano, direttore programmi Italia-Europa di Save the Children – ci ritroviamo a constatare una mancanza di attenzione al lavoro minorile nel nostro Paese, sia in termini di monitoraggio del fenomeno, che di azioni specifiche per prevenire e contrastare il fenomeno, anche nelle sue forme peggiori, nonostante si tratti di un problema presente e che rischia di peggiorare, anche a causa della crisi economica.
Come emerge dal Rapporto mondiale sul lavoro minorile 2015 dell’Ilo, diffuso ieri, un bambino costretto a lavorare prima del tempo, avrà il doppio delle difficoltà dei suoi coetanei ad accedere ad un lavoro dignitoso in età più adulta – commenta Furio Rosati, dell’ILO e direttore del programma di ricerca ILO-UNICEF-Banca Mondiale Understanding Children’s Work (UCW) – correrà molti più rischi di rimanere ai margini della società, in condizioni di sfruttamento. E’ cruciale assicurare ai minori – ha aggiunto – una istruzione di qualità almeno fino all’età minima di accesso al mercato del lavoro per garantire l’acquisizione delle conoscenze base e delle competenze adeguate alle necessità del mercato del lavoro. Dobbiamo impedire che il lavoro minorile comprometta il presente e il futuro dei bambini e agire perché ciò non accada, sia nei paesi in via di sviluppo che nei paesi più benestanti, Italia inclusa.
Secondo la ricerca Game Over di Save the Children, il 7% dei minori nella fascia di età 7-15 anni in Italia è coinvolta nel lavoro minorile. Più di 2 minori su 3 (fra 14 e 15 anni) sono maschi e circa il 7% è un minore straniero. L’11% degli adolescenti che lavorano – pari a circa 28.000 – sono coinvolti nelle forme peggiori di lavoro minorile, con orari notturni o con un impegno continuativo, con il rischio reale di compromettere gli studi, di non avere neanche un spazio minimo per il gioco e il divertimento o per il necessario riposo. Lavorano per lo più in attività di famiglia (44,9%) mentre per ciò che riguarda i minori impiegati all’esterno del circuito familiare, i settori principali sono quello della ristorazione (43%), dell’artigianato (20%) e del lavoro in campagna (20%).
Sono stati coinvolti in sfruttamento lavorativo anche molto pesante la gran parte di minori nel circuito della giustizia minorile, come emerge da un’ulteriore indagine di Save the Children. Il picco di lavoro minorile si registra fra gli adolescenti, in quell’età di passaggio dalla scuola media alla superiore, che vede in Italia uno dei tassi di dispersione scolastica più elevati d’Europa e pari al 18,2%”, spiega Raffaela Milano.
“Bisogna intervenire per spezzare il circuito perverso fra dissafezione scolastica e lavoro minorile, rafforzando i progetti contro la dispersione scolastica, gli interventi di sostegno formativo per i ragazzi che hanno prematuramente abbandonato gli studi e favorendo una maggiore continuità fra scuola e lavoro attraverso percorsi protetti di inserimento lavorativo. Un lavoro dignitoso, a differenza di quello illegale e sfruttato, può essere uno strumento virtuoso per favorire lo sviluppo della personalità del minore, la sua responsabilizzazione e le capacità relazionali ed è quindi cruciale finanziare e potenziare questi percorsi”, precisa Raffaela Milano.
“Assieme a Save the Children – conclude Furio Rosati dell’ILO: – chiediamo al Governo italiano l’adozione con urgenza di un piano d’azione nazionale sul lavoro minorile, che preveda da un lato la creazione di un sistema di monitoraggio regolare del fenomeno e dall’altro le azioni da svolgere per intervenire efficacemente sulla prevenzione e sul contrasto del lavoro illegale, e in particolare delle peggiori forme di lavoro minorile, come previsto dall’art.6 della Convenzione sulle peggiori forme di lavoro minorile”.