Morti da amianto alla Franco Tosi di Legnano, la sentenza prevista per il 30 aprile
Morti da amianto alla Franco Tosi di Legnano, la sentenza prevista per il 30 aprileL’accusa a carico di otto ex manager è di omicidio colposo, in relazione ai decessi di una trentina di operai della fabbrica metalmeccanica. Il pm Maurizio Ascione ha chiesto la condanna a sei anni di reclusione per il presidente del gruppo Italcementi, Giampiero Pesenti, e l’assoluzione degli altri sette imputati MILANO – È attesa per il 30 aprile la sentenza del processo in corso a Milano a carico di otto ex manager della Franco Tosi di Legnano , tra cui il presidente del gruppo Italcementi, Giampiero Pesenti, accusati di omicidio colposo in relazione alla morte di una trentina di operai della storica azienda metalmeccanica fondata nel 1881, che hanno contratto il mesotelioma pleurico dopo aver lavorato negli anni Settanta e Ottanta nello stabilimento, dove avrebbero respirato fibre di amianto. “Colpevole silenzio”. Nell’udienza dello scorso 16 marzo il pubblico ministero Maurizio Ascione ha chiesto la condanna a sei anni di reclusione per Pesenti e l’assoluzione degli altri sette imputati. Il presidente del gruppo Italcementi, componente del comitato esecutivo della Franco Tosi tra il 1973 e il 1980, secondo l’accusa sarebbe colpevole di “non aver assunto posizioni di dissenso” in merito alle “condizioni di non igiene” dello stabilimento di Legnano, malgrado abbia avuto per sette anni un “ruolo al vertice dell’azienda”, che gli avrebbe consentito di “verificare e agire” nella gestione del rischio specifico dell’amianto”. “Ignorate le analisi sul legame tra asbesto e mesotelioma”. Senza arrivare alle “estreme misure delle dimissioni o della denuncia all’autorità sanitaria”, ha osservato il pm, Pesenti avrebbe potuto esprimersi nell’ambito del cda o dell’assemblea dei soci, “ma questo non traspare mai, neanche negli ultimissimi anni della sua attività”, quando cioè l’università di Pavia inviò i risultati delle analisi che evidenziavano un legame tra il mesotelioma e l’esposizione all’amianto. “Un’inerzia frutto di trascuratezza e disattenzione”. Una “inerzia”, la sua, “non indifferente sul piano giuridico penale” e che unita alla “sistematicità”, secondo Ascione, qualifica il suo silenzio “non come ignoranza o estraneità psicologica, ma come trascuratezza e disattenzione rispetto a un tema visto da lui come lontano, ma per legge materia di competenza del datore di lavoro”. Per questo, “tenuto conto del numero degli episodi contestati”, la richiesta per Pesenti è stata di sei anni di reclusione, affiancata all’assoluzione di tutti gli altri imputati. Le parti civili chiedono risarcimenti per 660mila euro. Ammontano invece a circa 660mila euro i risarcimenti chiesti dalle parti civili, tra cui figurano la Regione Lombardia, i familiari di uno degli operai morti, l’Associazione italiana esposti amianto (Aiea) e Medicina Democratica. L’avvocato Laura Mara, legale delle due associazioni, in aula ha spiegato che gli eventuali risarcimenti “saranno impiegati per la promozione del diritto alla salute e per ricerche e progetti sulla salubrità dei luoghi di lavoro”. Secondo l’avvocato, nello stabilimento “c’era una situazione di inequivocabile inquinamento da polveri di amianto” e i dirigenti “non hanno adottato dispositivi di protezione, pur avendo l’obbligo di tutelare la salute dei lavoratori”. La difesa: “Totale estraneità ai fatti”. Una tesi contestata dalla difesa dell’84enne Pesenti, che nell’ultima udienza del processo ha chiesto per il presidente del gruppo Italcementi “l’assoluzione per non aver commesso il fatto”. Secondo l’avvocato Giuseppe Bana, infatti, “Pesenti è totalmente estraneo ai fatti perché non ha mai avuto alcun ruolo gestionale nella Franco Tosi e lo abbiamo dimostrato in aula. Per questo deve essere assolto”.
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