MILANO – Nonostante tutti gli sforzi messi in campo, in Lombardia il numero degli infortuni, anche mortali, sul lavoro, si conferma un dato significativo e preoccupante. Da gennaio a oggi sono state 14.924 le denunce di infortuni contro le 15.194 registrate nello stesso periodo del 2015, e ben 7 le morti sul lavoro contro le 10 tra gennaio e marzo 2015. C’è ancora molta strada da fare, dunque, sul fronte della cultura della prevenzione, della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. È quanto sostengono Cgil, Cisl e Uil Lombardia, alla vigilia della giornata mondiale della sicurezza promossa dall’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) per il 28 aprile. “Anche se in calo rispetto all’anno scorso, i dati lombardi sono ancora troppo alti”, affermano Massimo Balzarini, Paola Gilardoni, Angelo Urso, segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil Lombardia.
“Sono in aumento le denunce di malattie professionali, per l’insorgenza di nuove patologie e sul fronte infortunistico vi sono settori produttivi che presentano ancora un forte tasso di rischio e dove la prevenzione non si dimostra adeguata”, aggiungono, mentre “tra le cause che hanno fatto scaturire gli eventi mortali, purtroppo, la maglia nera è di gran lunga quella legata alla caduta dall’alto dell’operatore e questo deve far riflettere sulla necessità di potenziare l’informazione, la formazione e l’addestramento di tutti coloro che svolgono attività con la presenza di questo sostanziale pericolo”.
Dall’analisi dei dati messi a disposizione da Regione Lombardia emerge che anche nel 2015 industria, costruzioni e agricoltura sono stati i settori più rischio. In questi tre ambiti, infatti, si concentrano ben 38 dei 44 decessi rilevati da Regione Lombardia tramite i servizi territoriali (16 industria, 12 costruzioni e 10 agricoltura). Cgil, Cisl e Uil Lombardia sollecitano l’impegno dell’assessorato regionale al welfare alla verifica dello stato di attuazione del piano quinquennale regionale su salute e sicurezza 2014-2018, a due anni dalla sua approvazione, e ad un necessario confronto tra le parti sociali sulla sua corretta e puntuale applicazione.
In Lombardia si sta assistendo ad una vera e propria emergenza amianto, con 86 siti contaminati, il 33% della presenza totale di amianto in Italia. Solo di coperture in cemento-amianto si stimano circa 3 milioni di metri cubi. “Il problema amianto non è solo una questione che riguarda i lavoratori ex esposti, ma tutta la popolazione- affermano Cgil, Cisl e Uil Lombardia-. Manca però un vero e proprio censimento, se si escludono le coperture, per le quali c’è una mappatura ancora non completa”.
Un altro aspetto rilevante, a proposito di amianto, riguarda le discariche: “Tra quelle messe sotto sequestro e quelle mancanti, in Lombardia non ci sono sufficienti discariche pronte per il conferimento dei materiali contenenti amianto- fanno sapere i vertici sindacali-. Al momento il grosso del materiale derivante dalle bonifiche va in Germania, che però sta esaurendo la capienza”. Il sindacato confederale in Lombardia ha da tempo avanzato proposte concrete per supportare e migliorare gli interventi a tutela dei cittadini e di bonifica delle aree, in diverse direzioni: nuova sorveglianza sanitaria, riassetto legislativo regionale, informazione e formazione di soggetti intermedi e della popolazione, sostegno alla ricerca scientifica, costituzione di una Cabina di regia regionale. “Anche su questo versante- concludono Cgil, Cisl e Uil- sollecitiamo l’assessorato all’ambiente a convocare un tavolo con la presenza di tutti i soggetti coinvolti”.
Sorgente: Lavoro, da gennaio 7 morti e quasi 15.000 infortuni