L’Osservatorio di Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering, con sede a Mestre (VE), all’interno della sua attività di analisi statistica degli infortuni sul lavoro, al fine della prevenzione e della sensibilizzazione, ha esaminato il fenomeno delle morti bianche in Italia.
Dai dati Inail raccolti emerge quanto la situazione sia allarmante.
Individuando gli indici distinti per zone d’Italia, regioni e fasce d’età, è evidente che le cifre hanno subito un peggioramento rispetto al primo quadrimestre del 2014, poiché si registra nell’anno corrente un aumento del 13,8 per cento del tasso di mortalità nel medesimo periodo di riferimento, da gennaio ad aprile.
Sono 223 le vittime registrate nel 2015, 27 unità in più rispetto all’anno precedente, in cui se ne contavano 196. Se aggiungiamo a tale cifra anche i decessi in itinere, i numeri salgono fino a raggiungere le 305 morti sul lavoro. Anche in questo caso la cifra risulta maggiorata del 13,4 per cento rispetto al 2014, le cui vittime sono pari a 296.
Il gap maggiore è stato registrato tra marzo e aprile, in cui si è passati da un incremento del 4,4 per cento rispetto al marzo dell’anno precedente allo sfiorare la soglia del 14 per cento nel mese di aprile.
La ricerca distingue cinque zone della penisola, attribuendo ad ognuna di esse una percentuale rispetto al resto d’Italia: a Nord-Ovest si è verificato il 26 per cento degli infortuni mortali, mentre al Nord-Est la percentuale è del 21 per cento; al Centro il tasso è pari al 22,4 per cento; infine, al Sud l’emergenza morti bianche contribuisce a delineare il preoccupante scenario italiano con il 21,1 per cento di vittime, e le Isole con il 9,4 per cento.
Un quadro drammatico che non risparmia nessuna regione italiana: nel Settentrione, in cima alla classifica la Lombardia con 37 vittime, a cui segue il Veneto con 24; al Centro spicca la Toscana, che conta 19 morti bianche; al Sud il primato è detenuto dalla Campania, con 19 infortuni mortali sul lavoro, seguita immediatamente dalla Sicilia, dove sono state registrate 17 incidenti. Sulla stessa soglia si collocano Piemonte e Lazio con 16 morti, l’Emilia Romagna e la Puglia, rispettivamente con 15 e 12 vittime; in Umbria e Abruzzo gli incidenti mortali sono stati 8, nelle Marche 7, in Liguria 5; infine in Basilicata, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Calabria e Sardegna le condizioni sembrano essere meno preoccupanti, laddove si registrano 4 vittime.
L’Osservatorio ha verificato il tasso di mortalità effettuando una comparazione con la popolazione lavorativa presente sul territorio di riferimento e i risultati hanno ulteriormente evidenziato l’emergenza: ponendo come riferimento il tasso nazionale pari al 9,9 per cento, la regione con la percentuale più elevata si rivela essere l’Umbria, che addirittura tocca la soglia del 22,3 per cento in termini di incidenza sulla popolazione; la lista prosegue con Basilicata e Abruzzo, in cui il rischio è, rispettivamente, del 22,2 per cento e del 16,3 per cento; oltre la media nazionale si classificano anche Veneto, Toscana, Campania, Sicilia, Puglia, Marche.
Dando un’occhiata più da vicino, la ricerca distingue le province: in testa Roma con 12 morti bianche, Milano con 11, a Treviso se ne contano 8, a Bari 7 e a Perugia 6; Benevento, Varese, Cuneo, Palermo, Salerno, Brescia e Ravenna registrano 5 vittime da gennaio ad aprile.
Lo studio condotto ha esaminato anche i settori di impiego e quello più colpito risulta essere l’ambito dei trasporti e dei magazzinaggi, in cui si è accaduto l’11,2 per cento degli incidenti (25 casi); a seguire, nel settore manifatturiero il tasso percentuale di infortuni mortali verificatisi si attesta al 10,8 per cento (24 casi), intorno al quale sostanzialmente si conforma anche il settore edile, che registra una percentuale di morti sul lavoro del 10,3 per cento (23 casi); infine, ci fermiamo al 7,6 per cento se facciamo riferimento al commercio all’ingrosso e al dettaglio, insieme alla riparazione autoveicoli e motocicli (17 casi).
Distinguendo le vittime a seconda della fascia d’età, quella più colpita riguarda gli individui tra i 45 e i 54 anni (80 su 223). Tra di essi, le donne vittime di incidenti sono state 13, rispetto alle 6 del primo quadrimestre 2014. Inoltre, hanno perso la vita sul lavoro 33 stranieri, che corrispondono al 14,8 per cento del totale dei deceduti in Italia.
Distinguendo le vittime a seconda della fascia d’età, quella più colpita riguarda gli individui tra i 45 e i 54 anni (80 su 223). Tra di essi, le donne vittime di incidenti sono state 13, rispetto alle 6 del primo quadrimestre 2014. Inoltre, hanno perso la vita sul lavoro 33 stranieri, che corrispondono al 14,8 per cento del totale dei deceduti in Italia.
Sorgente: Morti bianche, aumento del 13,8% nel 2015 – QdS.it