Milano, 7 ottobre 2015 – Demolizione EXPO – I primi tre giorni di novembre serviranno per adattare la segnaletica e la viabilità di Expo alle esigenze di cantiere. Subito dopo scatterà la fase del trasloco di arredi, cucine, scenografie e allestimenti. A dicembre si passerà alle maniere forti: ruspe, gru e operai abbatteranno i padiglioni del sito di Rho-Pero. Il piano di smantellamento dell’Esposizione universale di Milano è nero su bianco. Un puzzle di 200 pezzi, corrispondenti ad altrettanti cantieri di Paesi, aziende e sponsor che hanno costruito un proprio palazzo nel parco di Rho. Ieri i tecnici di Expo spa hanno presentato la tabella di marcia a Cgil, Cisl e Uil e alle rispettive sigle del settore edile.
Il programma ha ancora pagine bianche, ad esempio quelle che riguardano la demolizione delle infrastrutture costruite dalla stessa Expo. Al momento gli accordi prevedono che l’operazione sia in capo ad Arexpo, la società immobiliare che ha in portafoglio i terreni dell’evento, mentre gli organizzatori si occuperanno di coordinare il cantiere e rimuovere strutture leggere, come i prefabbricati delle biglietterie. Tuttavia, complici le manovre del governo per entrare nell’azionariato di Arexpo, le bocce sono ferme. «Non si è fatta sentire», scandisce Antonio Lareno, responsabile Expo per Cgil Milano. Di conseguenza, nel piano non è ancora specificato quando e da chi verranno demoliti i cluster o rimosse le vele di copertura sul Decumano, che potrebbero essere di intralcio ai lavori.
Intanto, i tempi stringono: tra poco meno di un mese si parte. «All’inizio ci sarà il trasloco con mezzi non pesanti e orario diurno, dalle 6 alle 20 – puntualizza Lareno –. Inoltre, saranno portate via le opere d’arte». Il 10 novembre le forze di polizia lasceranno gli alloggi del campo base, dove potrebbero tornare gli operai mentre proseguirà almeno fino al 31 dicembre la vigilanza speciale intorno al sito espositivo. Alla torre di controllo, spiegano i sindacati, è stata confermata Metropolitana milanese. Resteranno aperti i canali con partner come Telecom ed Enel per manutenere delle infrastrutture sotterranee.
L’ultimo capitolo spinoso è quello della sicurezza. «Abbiamo chiesto a Expo di seguire la strada dell’edificazione – aggiunge Lareno – con un accordo quadro su regolarità e sicurezza sul lavoro». Anche la Prefettura di Milano ieri ha aperto il dossier sulla trasparenza dei lavori. Tornerà attiva la piattaforma Sigexpo, che monitorava la pulizia delle aziende edili impegnate sul sito, già carica di gran parte della documentazione necessaria, visto che le imprese dello smantellamento coincidono in molti casi con quelle che hanno costruito i padiglioni. Le operazioni sul sito, tuttavia, tra smaltimento rifiuti e movimento terra, sono di quelle ad alto rischio di infiltrazioni mafiose. L’obiettivo, ora, è convincere i Paesi a firmare il protocollo di legalità: la prima chiamata, per il cantiere di edificazione, era andata di fatto deserta.
Sorgente: Demolizione, 200 cantieri in uno: ma è giallo sui padiglioni di Expo – Il Giorno