Un operaio di nazionalità serba stava lavorando presso un ex macello di Ceva quando, il 3 dicembre 2012, fu travolto da una piattaforma metallica in equilibrio instabile che stava smontando. Il suo datore di lavoro M.Z., anch’egli serbo, è a processo accusato di lesioni colpose: il pm gli contesta di non aver predisposto il piano operativo a tutela dei lavoratori nei cantieri edili secondo le disposizioni del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro.Secondo il funzionario dello Spresal, che fece un sopralluogo sul posto il giorno seguente, M.Z. non solo non avrebbe predisposto alcun piano di sicurezza, ma l’imputato “Non conosceva neppure la normativa italiana”. La ditta di M.Z., che dava lavoro a quattro persone, tutti dell’ex Jugoslavia, operava in subappalto per conto di un’azienda di macellazione e commercio carni di Ceva: “Dovevano smontare e portarsi via il materiale che sarebbe stato rivenduto in Serbia”.I carabinieri furono avvertiti dell’infortunio soltanto in seguito al ricovero dell’operaio in prognosi riservata: “Nessuno ci chiamò il giorno che avvenne l’incidente. Verificammo in seguito che M.Z. aveva aperto una assicurazione con una compagnia austriaca, ma copriva solo gli infortuni in Serbia”.Questa mattina ha testimoniato anche la moglie del titolare del commerciante di carni, che andò all’ex macello subito dopo il fatto: “Ho visto il ragazzo con una gamba rotta, si lamentava tanto e ho chiamato il 118. Non ho chiesto cosa fosse successo, mi sono solo preoccupata di cercare i soccorsi. Poi mio marito mi disse soltanto che stava smontando ed è caduto”.Il processo è stato rinviato a luglio per poter sentire anche l’operaio ferito che non era stato raggiunto dalla citazione a comparire oggi in aula.