Il COVID-19 o Coronavirus è ormai divenuto parte del nostro quotidiano e questo approfondimento è mirato a correlare il virus con un avvenimento piacevole quale è la gravidanza. Quali sono i rischi connessi a COVID-19 e Gravidanza? È possibile una trasmissione verticale al feto? Si possono avere problemi durante la gravidanza? Rispondiamo a questi ed altri quesiti.
Assistenza in gravidanza
Chiaramente le donne positive al COVID-19 e gravidanza hanno diritto all’assistenza prenatale e post parto. Nei soggetti che non manifestano sintomi gravi, la stessa può avvenire presso il proprio domicilio, di comune accordo con le Autorità Sanitarie competenti. Nei casi in cui, invece, i sintomi e la patologia sono peggiori, sono previste apposite aree all’interno dei presidi ospedalieri dedicate alla loro assistenza. In caso di gravidanza a basso rischio è raccomandabile comunque svolgere un minimo di 6 visite prenatali in presenza e, se possibile, svolgere in un unico appuntamento la visita generale, l’ecografia ed eventuali altri esami specialistici se necessari. È chiaro che, in caso di gravidanza a rischio, le donne possono richiedere un maggior numero di controlli ed un’assistenza multidisciplinare in presenza. Ciò che è fortemente raccomandato, nonostante non ci siano ad oggi prove oggettive circa una correlazione tra COVID-19 e rischio di iposviluppo fetale, è quello di eseguire un’ecografia di controllo 14 giorni dopo la negativizzazione ed il superamento della malattia da parte della futura madre.
COVID-19 e gravidanza: trasmissione al feto
Non sono stati effettuati studi specifici sulla trasmissione verticale della malattia dalla madre al feto e non sono presenti casi ad oggi, ma l’avvenimento è possibile nonostante venga considerato un evento alquanto raro. Ciò che è presente come dato oggettivo, invece, è lo studio ItOSS che ha evidenziato come, durante la prima ondata pandemica avvenuta tra il 25 febbraio e il 31 luglio 2020, i neonati che non sono stati separati alla nascita dalla madre ed hanno ricevuto il latte materno hanno avuto esiti di salute positivi tanto quanto quelli che sono stati separati subito dopo la nascita dalla propria madre.
Effetti sulla gravidanza
I pochi dati a disposizione riportano come le donne incinte positive al COVID-19 e gravidanza non sviluppino sintomi e/o patologie peggiori delle donne non-gravide; ciò che invece è stato evidenziato sia da UKOSS che da ItOSS è che le donne incinte con patologie pregresse (diabete, ipertensione, etc.), in sovrappeso o obese e con un’età superiore ai 35 anni, sembrano essere più propense a sviluppare sintomi che portano al ricovero.
Altri dati utili raccolti nel corso della prima ondata pandemica hanno evidenziato che:
- Non è stato accertato alcun aumento del rischio di aborto, della natimortalità o della morte neonatale in relazione all’infezione materna da COVID-19;
- Le gravidanze delle donne con infezione da SARS-CoV-2 sembrano essere associate ad una maggiore frequenza di parto pretermine.
Persona accompagnatrice
Sia durante il travaglio che durante il parto in sé, la donna ha il diritto di poter scegliere una persona che possa accompagnarla e seguirla. L’accompagnatore deve rimanere a fianco della donna senza spostarsi all’interno del reparto o, peggio, dell’ospedale, e deve adottare tutte le misure di prevenzione e protezione vigenti, DPI obbligatori compresi, quali mascherine, guanti, etc. Nel caso dovesse essere necessario, a causa di eventuali condizioni di salute critiche della donna, la stessa verrà seguita nell’intero iter da un team multidisciplinare di specialisti tra i quali ginecologo, anestesista-rianimatore, ostetrica, neonatologo, infermiere pediatrico ed infettivologo.
Post-parto
Il contatto pelle-a-pelle è fortemente raccomandato per tutti i nuovi nati, in quanto il rischio di poter contrarre il virus è nettamente inferiore rispetto ai benefici che lo stesso può trarre da questa tecnica, anche tramite la sacca kangaroo mother care. Nonostante questo, uno studio ItOSS ha evidenziato che, durante la prima ondata pandemica, solo il 26.6% delle donne ha potuto praticare il contatto pelle-a-pelle. Le madri positive ed i loro bambini dovrebbero essere messi nelle condizioni di rimanere insieme, praticare il contatto pelle-a-pelle ed il rooming-in giorno e notte, soprattutto dopo il parto e durante l’avvio dell’allattamento, tranne in caso di condizioni cliniche materne o neonatali gravi. Lo studio ItOSS ha evidenziato che, durante la prima ondata pandemica, il 72.1% delle donne ha potuto praticare il rooming-in.
Ricordiamo che la gestione di madre e bambino deve consentire alla stessa di poter allattare con la frequenza e per tutto il tempo che desidera: infatti le donne con patologia da COVID-19 sospetta non dovrebbero essere separate dai loro bambini in attesa dei risultati del tampone per SARS-CoV-2. Nel caso in cui la madre non sia in condizioni cliniche tali da potersi occupare del suo bambino, deve essere considerato un altro family-caregiver e, se il neonato presenta la necessità di di cure fornite dalla Terapia Intensiva Neonatale, si deve garantire ad entrambi i genitori il libero accesso ad un’area dedicata e separata utilizzando le idonee misure di prevenzione e protezione.
Vaccinazione
Le indicazioni ad interim su “Vaccinazione contro il COVID – 19 in gravidanza ed allattamento” pubblicate dall’Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) riportano che, nonostante gli studi non abbiano rilevato l’insorgenza di problemi nelle donne in gravidanza, queste non siano state identificate come target principale in questa prima fase di vaccinazione.
COVID-19 e Gravidanza: conclusioni
Considerato quanto sopra, applicando le dovute misure di prevenzione e protezione, è possibile per le future madri sia godersi il momento della nascita del proprio figlio sia quello del post parto e dell’allattamento senza incorrere in gravi pericoli.
Ricordiamo inoltre di seguire la pagina dedicata all’emergenza in cui vengono riportate tutte le ultime disposizioni Coronavirus qui.
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